Cimitero
Cimitero |
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Sono disponibili loculi ed ossari realizzati nell'ultimo reparto cimiteriale denominato " Papa Clemente IX", vi sono inoltre ulteriori disponibilità nei reparti realizzati precedentemente. Coloro che sono interessati alla concessione, potranno rivolgersi al custode del cimitero, nell'orario di apertura: (da Aprile settembre 8,00 - 12,00 - 16,00 19,00) (da Ottobre a Marzo 8,00 - 12,00 - 14,30 17,00) tel. 0573.505260 (CELL.335.7423009) E-mail: cimitero@misericordia.pistoia.it |
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Fin dalle sue origini la Misericordia di Pistoia aveva due occupazioni principali: "trasportare i poveri Infermi all’Ospedale, e tutti i Cadaveri alla Sepoltura". Chiara è dunque la portata storica di questo secondo servizio, e non deve stupire la cura e il grande impegno che viene profuso per attuarlo nel migliore dei modi. Anche l’attività di onoranze funebri è molto apprezzata dalla popolazione. Con il passare del tempo infatti questo servizio ha ottenuto sempre maggiori consensi sia all’interno della città di Pistoia che in periferia, arrivando ad essere l’utenza richiesta dalla maggioranza della popolazione. Tutto questo è da attribuirsi a vari motivi: l’impegno e l’attenzione che la Misericordia ha da sempre dedicato a questo servizio, la grande trasparenza nei confronti dei prezzi, evitando volontariamente qualunque forma di speculazione. |
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"TESTIMONE ATTRAVERSO I SECOLI"IL CIMITERO DELLA MISERICORDIA |
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Il primo nucleo del Cimitero Privilegiato della Misericordia risale al 1767; in questa data il Granduca Pietro Leopoldo dispose l'allontanamento delle sepolture dall'interno della città murata. Il cimitero pistoiese è tra i primi realizzati secondo i nuovi orientamenti granducali, sostenuti dalla cultura igienica nascente. I nuovi criteri di sanità determinano ad esempio la costruzione, ultimata nel 1767, del Camposanto di Grosseto e di quello di Livorno istituito nel 1774. L'ordine di "procedere alla costruzione del nuovo Camposanto di Pistoia" fa riferimento anche al progetto tracciato dall'architetto fiorentino Giuseppe Salvetti. La costruzione del "recinto sacro" avviene fuori del lato orientale delle mura urbane, all'interno del percorso viario si trova un cancello con pilastri in pietra e "nella muraglia opposta si trova una nicchia a guisa di cappellina"; la memoria dell'istituzione di questo primo nucleo resta ancor oggi nella parte più antica del cimitero, in una epigrafe posta sopra l'ingresso della cappella detta di San Francesco. Dopo la costruzione, ultimata negli anni '70 del XVIII secolo, non avvengono trasformazioni di rilievo fino al quarto decennio del secolo successivo, nel quale sono affrontati lavori di restauro. E' però presente la necessità di ampliare il cimitero, per questo nel 1867, Bernardo Bernardini, architetto di Pescia, redige il progetto per il nuovo cimitero, impostato secondo la tipologia claustrale, con "un gran prato decorato da loggiati all'intorno e con cappelle analoghe e sotterranei". L'oratorio, confermato nella posizione in asse all'ingresso principale, è ampliato nelle forme che ancora oggi sono visibili - Il progetto di Bernardini è fondamentale perché sui dettami da esso stabiliti si conformeranno tutti i progetti d'ampliamento successivi. A partire dagli anni'80 del XIX secolo si susseguono una serie d'interessanti progetti per nuovi ampliamenti, questi sono affidati ai migliori professionisti attivi in quegli anni, tra di essi spicca il progetto dei fratelli Parri che porta la data del 1888. Tuttavia si deve aggiungere al progetto di Pietro Arcangioli, scultore e architetto, nonché fratello della Misericordia, per attuare la costruzione di un nuovo grande recinto che corrisponde nelle dimensioni e negli elementi architettonici al primo grande chiostro del cimitero attuale. Tra la fine degli anni novanta e i primi anni del nuovo secolo la realizzazione è ultimata; inoltre è iniziata anche la costruzione di alcune cappelle gentilizie da parte di famiglie possidenti della città. Le cappelle sono costruite in forma di piccola chiesa, talvolta concluse da una piccola cupola, in alcuni casi all'interno sono custoditi monumenti funebri scolpiti secondo un elegante gusto neo-rinascimentale. Tra il secondo e il terzo decennio del secolo è costruita, in fregio alla via dé Campisanti, la "Casa del Cappuccino" secondo un linguaggio che potremmo definire neo-romanico. Si tratta di una piccola abitazione per il custode del cimitero e di un nuovo loggiato con sepolture, ancora progettato da Pietro Arcangioli. Gli elementi dell'ordine sono dipinti secondo la bicromia romanica bianco-verde. Le espansioni successive avvengono sempre secondo l'affermato modello del chiostro che recinge uno spazio centrale destinato alle sepolture a sterro. I vincoli imposti dal terreno circostante sono superati con la disinvolta copertura di un tratto del rio Diecine, in fregio al quale nel 1950 inizia la costruzione dei nuovi loculi del secondo chiostro. In questo è stabilita secondo un progetto del 1935, anch'esso dell'Arcangioli, la nuova chiesa a pianta centrale, collegata da una sorta di matroneo (oggi non più esistente) con i bracci del recinto che ospitano i loculi. Dalla fine degli anni Quaranta è registrata la costruzione di numerose cappelle gentilizie. Tra le più interessanti si segnala la cappella della famiglia Bianchi (1941-1942), progettata da Nello Baroni con decorazione arborea di Pietro Porcinai.A partire dalla seconda metà degli anni '80 sono costruiti: il padiglione intitolato a Papa Giovanni Paolo I, l'ala settentrionale "Padre Adriano Donati" e l'ultimo padiglione intitolato a Papa Clemente Rospigliosi, il cui prospetto esterno è connotato da un intervento scultoreo di Adriano Mancini. L'opera segna l'intento architettonico: il cimitero è il luogo nel quale non si deve cercare Colui che è risorto; per questo la superficie degli elementi scultorei si corruga, il materiale si stacca quasi dalla parete, e la pietra del sepolcro rotola via per la forza del Risorto. |
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** Le informazioni sono tratte da: M.C.Pagnini, “Il cimitero sacro a raccogliere le ceneri dei fratelli” in "500 anni di opere - la storia dell'Arciconfraternita della Misericordia di Pistoia", 2002, EDIFIR Edizioni Firenze, pp. 91-127.** |